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La settimana della moda di Parigi ha visto esibirsi stilisti di fama mondiale, presentando collezioni che spaziano dal geniale al disastroso. Tra i designer in mostra, Jean-Paul Gaultier ha deluso, mentre Celine ha brillato con un merchandising astuto. Akris ha reso omaggio alle belle arti, e Valentino ha proposto una visione controversa del suo marchio. Analisi dettagliata di questi eventi.
La sfilata di Jean-Paul Gaultier, tenutasi nel seminterrato del Museo Jacques Chirac, ha rappresentato un cambio di marcia inaspettato. Il designer olandese Duran Lantink ha tentato di reinterpretare il DNA del marchio, ma il risultato finale è apparso un disastro stilistico. Sebbene avesse in mente le icone di Gaultier, l’approccio è sembrato più impertinente che innovativo.
Tra le scelte meno fortunate vi è un body stampato che richiamava il corpo umano in modo poco lusinghiero, insieme a un look di apertura che ricordava il leggendario reggiseno conico di Madonna, reinterpretato in una figura aliena poco convincente. I tentativi di mantenere i colori blu e bianco caratteristici del marchio hanno portato a un abito che sembrava provenire da una collaborazione tra i Teletubbies e un discount. Il risultato è stato un insieme di capi che non si è allineato al consueto ottimismo di Gaultier.
La sfilata di Celine si è contraddistinta come un momento di grazia all’interno della Settimana della Moda, caratterizzata da ritmi frenetici. Sotto la direzione creativa di Michael Rider, il marchio ha presentato una collezione primavera-estate 2026, concepita per attrarre i compratori. Il direttore ha realizzato capi eleganti e ben strutturati, esposti su un suggestivo sentiero nel Parc de Saint-Cloud.
Le giacche degli anni ’80 abbinate a pantaloni svasati hanno dato vita a una collezione co-ed che coniuga stile e praticità. I vestiti da cocktail si presentano freschi e vivaci, mentre le camicie drappeggiate con eleganza conferiscono un tocco scultoreo. Il ritorno delle sciarpe come elemento distintivo arricchisce il look, dimostrando la versatilità del marchio. Le calzature spaziano dagli stivali da boxe ai mocassini eleganti, rendendo la collezione un successo commerciale in attesa di conferme.
Akris ha sempre mantenuto un forte legame con le belle arti, e quest’anno non ha fatto eccezione. Sotto la direzione di Albert Kriemler, la sfilata ha celebrato il lavoro del pittore Leon Polk Smith, ispirandosi alle sue forme geometriche e al suo minimalismo audace. La passerella, decorata con una grande tela del pittore, ha offerto un contesto affascinante per la presentazione.
Ogni abito progettato da Akris è concepito per la donna attiva e impegnata, con silhouette che esaltano la figura senza sacrificare il comfort. I tailleur in lana vermiglio e le gonne con applicazioni geometriche hanno dimostrato la capacità del marchio di unire funzionalità e stile. Sebbene Akris non sia per tutti, rimane uno dei marchi più emancipatori nel panorama della moda contemporanea.
La sfilata di Valentino, diretta da Alessandro Michele, ha offerto ai partecipanti un’esperienza intrigante e inquietante. Presentata in un’atmosfera cupa e suggestiva, la collezione ha fatto riferimento a temi storici e culturali profondi, suscitando anche alcune controversie. La scelta di ambientare il défilé sotto una tenda nera ha contribuito a creare un’atmosfera di mistero e tensione.
La collezione ha mescolato elementi di glamour retrò con riferimenti a stili passati, come gonne a vita alta e bluse in chiffon. Le creazioni di Michele, pur essendo spettacolari, hanno talvolta evocato un’idea di moda che i clienti di Valentino potrebbero considerare già vista. La sfilata si è conclusa con un senso di malinconia, lasciando un’impressione duratura nel pubblico.
La settimana della moda di Parigi ha offerto momenti di grande emozione e delusione. Ogni designer ha presentato un proprio messaggio, contribuendo a un panorama di creatività in continua evoluzione.
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