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Scopri la storia di Yohji Yamamoto, il maestro del nero

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Tokyo, 3 ottobre 1943: in una città segnata dalla guerra, nasce una futura icona della moda. Stiamo parlando di Yohji Yamamoto, un uomo che è cresciuto tra tessuti e forbici, apprendendo fin da piccolo l’arte della sartoria dalla madre, una sarta capace di trasformare materiali semplici in veri e propri capolavori. Crescendo in questo ambiente, ha sviluppato un amore profondo per il nero, le silhouette fluide e un design che sfida le convenzioni. Ma come è riuscito a diventare uno dei nomi più influenti della moda contemporanea? Scopriamolo insieme!

Un inizio inaspettato e un percorso non convenzionale

La vita di Yamamoto ha preso una svolta fondamentale nel 1966, quando, per volere della madre, ha deciso di iscriversi alla prestigiosa Keio University, dopo aver completato la laurea in giurisprudenza. E chi l’avrebbe mai detto? Sebbene il mondo del diritto non fosse il suo, ha presto capito che anche la moda aveva le sue leggi, pronte per essere infrante. È così che ha scelto di seguire la sua vera passione, iscrivendosi al Bunka Fashion College, dove ha potuto sviluppare il suo stile unico e innovativo.

Immagina un’epoca in cui la moda era rigidamente divisa tra maschile e femminile: Yamamoto ha rotto gli schemi, creando abiti ampi e destrutturati, pensati per dare potere al corpo piuttosto che esibirlo. Con il suo marchio Y’s, fondato nel 1972, ha rivolto la sua attenzione a un pubblico femminile in cerca di autenticità e libertà di espressione, lontano dai canoni della moda tradizionale. Non è affascinante come la sua storia di ribellione abbia dato vita a qualcosa di così straordinario?

Il debutto a Parigi e il concetto di Hiroshima chic

Ma il grande salto nel panorama internazionale è avvenuto nel 1981, quando Yamamoto ha presentato la sua prima collezione alla Paris Fashion Week. Insieme a Rei Kawakubo, ha introdotto un’estetica radicale, caratterizzata da tonalità scure, silhouette oversize e tessuti grezzi. La stampa non ha tardato a etichettarlo come “Hiroshima chic”, sottolineando l’austerità del suo stile, che si opponeva alla bellezza più classica e levigata dell’occidente. Ti sei mai chiesto come ci si sente a essere etichettati in questo modo?

Nonostante le critiche, che lo accusavano di proporre una moda “depressiva”, Yamamoto ha sempre sostenuto che il nero rappresenta sicurezza e forza. Per lui, questo colore non è solo una scelta estetica, ma un modo per comunicare e proteggere, un po’ come indossare un’armatura che esalta la vera essenza degli abiti. Non hai mai pensato a quanto possa essere potente un semplice colore?

Un linguaggio filosofico e l’eredità duratura

Nel 2002, la collaborazione con adidas ha dato vita a Y-3, un progetto che ha inaugurato il fenomeno dell’athleisure. Ma Yamamoto non si è limitato a questo; ha disegnato costumi per il cinema e il teatro, collaborando con artisti e registi di fama mondiale. La sua visione della moda va oltre il semplice vestire: per lui, disegnare significa dare libertà e protezione. È per questo che le sue collezioni, come quelle del 1991 e del 1999, sono diventate veri e propri manifesti di questa filosofia.

Oggi, a 81 anni, Yamamoto continua a sorprendere con la sua creatività. Nonostante le difficoltà economiche affrontate nel 2009, ha saputo reinventarsi e mantenere viva la sua essenza. La sua capacità di sfidare le convenzioni e di esprimere un pensiero estetico profondo ha ispirato una nuova generazione di stilisti e appassionati di moda, che vedono nel suo lavoro una fonte di ispirazione inestimabile.

Yohji Yamamoto non è solo uno stilista; è un filosofo della moda, un artista che utilizza il nero come strumento di espressione. Ogni abito che porta la sua firma racconta una storia di libertà e resistenza creativa, un antidoto alla frenesia del mondo contemporaneo. Non ti sembra incredibile come un semplice vestito possa racchiudere così tanto significato?

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