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La figura di Cecil Beaton si erge come un faro nel panorama della fotografia di moda, un artista capace di attraversare epoche turbolente con grazia e ironia. La sua eredità è attualmente celebrata in una mostra alla National Portrait Gallery di Londra, intitolata Cecil Beaton’s Fashionable World, che rimarrà aperta fino all’11 gennaio 2026. Questa esposizione segna un importante passo in avanti, presentando oltre 200 opere tra fotografie, lettere, bozzetti e costumi, tutte dedicate al suo sguardo unico sulla moda.
Nel 1968, lo scrittore Truman Capote affermava che non esisteva una macchina fotografica capace di cogliere l’essenza della realtà attraverso gli occhi di Beaton. Questo fotografo, che già nel 1968 aveva ricevuto onore e riconoscimenti dalla National Portrait Gallery, era noto per il suo stile surrealista e per le sue immagini che ritraevano il mondo della nobiltà e delle star di Hollywood.
Beaton è nato nel 1904 e, fin dalla giovane età, si dimostrò attratto dal glamour e dall’eleganza che lo circondavano. A soli 23 anni, debuttò con Vogue, diventando il principale collaboratore della rivista. Il suo lavoro non si limitava alla fotografia; Beaton era anche un illustratore e un caricaturista, capace di offrire una visione incisiva della vita dell’aristocrazia e dei costumi del suo tempo. Robin Muir, curatore della mostra, sottolinea come l’ambizione di Beaton fosse quella di fuggire dall’anonimato di una vita borghese, un obiettivo che raggiunse grazie al suo stile inconfondibile e alla sua personalità affascinante.
Figlio di un commerciante, Beaton crebbe in un quartiere agiato di Londra. La sua passione per la fotografia iniziò con un regalo: la sua prima macchina fotografica, ricevuta all’età di 11 anni. Col tempo, la sua inclinazione per l’estetica e il design lo portarono a sperimentare con oggetti di scena, trasformando le sue modelle in vere e proprie dee. Questo approccio creativo gli permise di mascherare le sue iniziali mancanze tecniche e di sviluppare un linguaggio visivo unico, ricco di dettagli e suggestioni. Nonostante la sua inclinazione verso la fotografia, inizialmente ambiva a diventare un designer di costumi.
Dopo aver frequentato Cambridge, Beaton si immerse nel mondo dell’arte e dell’estetica, trovando nuove opportunità tra i Bright Young Things, un gruppo di giovani aristocratici che sfidavano le norme sociali del tempo. Negli anni ’20, il suo stile audace e innovativo lo portò a diventare un nome noto nel panorama della moda e della fotografia. Le sue immagini, che combinavano l’estetica edoardiana con elementi surrealisti, colpirono il pubblico e gli valsero un posto d’onore su Vogue UK.
Nel 1928, Beaton si trasferì a New York, dove il suo talento venne rapidamente riconosciuto. Grazie all’appoggio di figure influenti come Elsie de Wolfe, ottenne l’opportunità di esporre le sue opere e, solo dopo poco tempo, firmò un contratto con Vogue America. Le sue fotografie delle socialite americane divennero iconiche, e il suo stile distintivo attirò l’attenzione di Hollywood, dove venne invitato a ritrarre il matrimonio dell’ex re Edoardo VIII e Wallis Simpson.
Tuttavia, la carriera di Beaton non fu priva di difficoltà. Nel 1938, un errore di stampa che conteneva un commento antisemita portò alla distruzione di migliaia di copie di una sua illustrazione e alla sua conseguente espulsione da Vogue. Nonostante questo, trovò una nuova opportunità quando fu chiamato a fotografare la regina Elisabetta a Buckingham Palace, un incarico che cambiò la sua carriera e la percezione pubblica della monarchia.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Beaton lavorò come fotografo per il Ministero dell’Informazione, creando un corpus di quasi settemila fotografie. La sua capacità di infondere grazia anche in situazioni drammatiche lo rese un punto di riferimento nel settore. Con il passare degli anni, la sua fama continuò a crescere, culminando nel trionfo di My Fair Lady, per il quale ricevette diversi premi Oscar per i costumi e la direzione artistica.
Beaton morì nel 1980, lasciando un’eredità che continuerà ad affascinare le generazioni future. La sua visione della moda e della fotografia rimarrà immortale, come evidenziato dalle parole di Osbert Sitwell: «Ai suoi ritratti guarderanno le persone del prossimo secolo, quando vorranno riscoprire il carattere di questo».
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