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Virginia Woolf, una delle figure più influenti della letteratura moderna, ha avuto un inizio di carriera sorprendentemente riservato. Giovanissima, scriveva racconti che, per lungo tempo, rimanevano chiusi nel suo cassetto, avvolti dalla vergogna e dalla paura del giudizio. Solo un ristretto gruppo di amiche ebbe accesso a queste opere, grazie a una promessa di segretezza. Nella lettera che accompagnava i suoi racconti, Woolf esprimeva il desiderio di non essere citata e di vedere i suoi testi protetti.
Era il 1907 quando iniziò a mettere su carta una serie di storie ispirate a Mary Violet Dickinson, una donna che aveva avuto un ruolo cruciale nella sua vita, soprattutto durante un difficile periodo di crisi. Le storie che Woolf scrisse a quell’epoca erano caratterizzate da uno stile visionario e persino comico, elementi che oggi sorprenderebbero chi associa il suo nome a tematiche più serie e drammatiche.
Woolf, a vent’anni, non aveva ancora pubblicato nulla di ufficiale, e la scrittura rimaneva per lei un atto privato. I suoi racconti, che oggi riscopriamo nel volume intitolato The Life of Violet, si basano su un’immagine idealizzata di Violet, una figura benevola e alta, appassionata di letteratura e immersa in un giardino incantato.
Questa fase della sua vita si rivelò cruciale, poiché le sue esperienze si sarebbero trasformate nel tempo in un concetto ben più ampio. Woolf, venti anni dopo, avrebbe scritto il celebre saggio Una stanza tutta per sé, dove sostiene che ogni donna necessiti di risorse e di uno spazio personale per poter scrivere. La sua camera divenne così un simbolo di libertà e di emancipazione creativa, riflettendo le ingiustizie e le limitazioni che le donne affrontavano nel suo tempo.
Recentemente, è emersa una scoperta sorprendente riguardo a questi racconti. Un manoscritto di Woolf, rimasto nascosto per decenni, è stato rinvenuto da Urmila Seshagiri, una studiosa dell’Università del Tennessee. La ricerca era iniziata con l’intento di trovare un memoir inedito di Mary Violet Dickinson, ma si è trasformata in un mistero accademico quando le è stato offerto di visionare un originale di Friendships Gallery, una raccolta di racconti rivisitati da Woolf.
La questione si complicò ulteriormente a causa delle restrizioni legate al copyright e alla pandemia, rendendo difficile l’accesso al manoscritto. Solo nel 2022, la Seshagiri ebbe finalmente l’opportunità di esaminare il volume, scoprendo così una versione rivista delle storie, corretta dall’autrice stessa. Le modifiche apportate dimostrano quanto Woolf tenesse a queste opere, contrariamente a quanto sostenuto da alcuni dei suoi contemporanei, tra cui il marito Leonard, che le considerava un semplice scherzo.
La capacità di Woolf di scrivere con umorismo è spesso trascurata. Nella sua opera, la scrittrice si confronta con i pregiudizi riguardo all’umorismo, ritenuto appannaggio esclusivo degli uomini. In un saggio del 1905, Woolf mette in luce questa visione limitata, affermando che, sebbene le donne possano essere tragiche o comiche, l’arte dell’umorismo è riservata al genere maschile.
La pubblicazione di The Life of Violet offre una nuova prospettiva su una Woolf giovane e vivace, che gioca con i registri comici e fantastici, prima di diventare l’autrice seria e impegnata che conosciamo oggi. Attraverso queste storie, Woolf ci invita a esplorare il suo mondo interiore, un luogo dove la scrittura si sviluppa in segreto e comincia a prendere forma.
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