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U=U e HIV: il nuovo paradigma per le famiglie

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Negli ultimi anni, il mondo della salute ha assistito a un cambiamento significativo nel modo in cui viene percepita e gestita l’infezione da HIV. La scoperta che il concetto di U=U (Undetectable = Untransmittable, ovvero non rilevabile = non trasmissibile) ha avuto un impatto profondo sulla vita delle persone sieropositive, liberandole da timori e pregiudizi precedenti. Questo progresso scientifico ha portato alla creazione di campagne informative promosse da diverse associazioni, tra cui LILA, ANLAIDS e Arcigay, il cui obiettivo è quello di diffondere consapevolezza e conoscenza attraverso il sito ImpossibileSbagliare.it.

Il cambiamento radicale nella vita quotidiana

Grazie a terapie antiretrovirali efficaci, le persone con HIV possono ora condurre una vita sana e attiva. Le paure riguardo alla trasmissione del virus sono state ridotte al minimo, permettendo relazioni e vite sessuali più sereni. Un esempio emblematico è quello di Serena, che insieme al suo compagno Mimmo, ha realizzato il sogno di diventare genitori. «La nostra prima gravidanza è stata un’esperienza positiva, grazie al supporto dei medici e alla consapevolezza delle terapie», racconta Serena. La nascita di Alma, seguita da quella del piccolo Diego, ha dimostrato che il desiderio di genitorialità è possibile anche per le coppie sierodiscordanti.

La sicurezza dei bambini nati da genitori sieropositivi

Alma e Diego sono nati in modo naturale e sono entrambi sani, grazie alla gestione della terapia di Mimmo, che mantiene la sua carica virale non rilevabile. Questo significa che non c’è rischio di trasmettere il virus, nemmeno in assenza di protezioni durante i rapporti. «Mimmo è stato fondamentale nella realizzazione di questo sogno», spiega Serena, sottolineando l’importanza di informarsi e comunicare con i medici per garantire una gravidanza sicura.

Importanza della diagnosi precoce

Nonostante i progressi, è cruciale conoscere il proprio stato sierologico. Le associazioni che operano nel campo dell’HIV sottolineano l’importanza di effettuare test regolari, poiché in Italia molte persone scoprono di avere l’HIV solo quando è troppo tardi, affrontando sintomi gravi. «La diagnosi tardiva elimina i vantaggi delle scoperte scientifiche», affermano gli attivisti, evidenziando come una diagnosi precoce consenta di iniziare le terapie e mantenere la carica virale a livelli non rilevabili, preservando così la salute generale e prevenendo la trasmissione del virus.

Il cambiamento della percezione sociale

La rivoluzione U=U ha anche contribuito a rompere gli stereotipi associati all’HIV, sostituendo la paura con la comprensione. Questo cambiamento è fondamentale per smantellare il pregiudizio e promuovere un ambiente di accettazione. Le persone consapevoli e in trattamento devono essere considerate sicure e non rappresentano un pericolo per la comunità.

Genitorialità e HIV: un futuro possibile

Il desiderio di avere figli non è mai scomparso tra le persone con HIV, anche prima dei recenti avanzamenti nelle terapie. Come spiega Maria Grazia Di Benedetto del Coordinamento nazionale LILA, «la scoperta U=U ha alleviato molte pressioni e timori preesistenti». In passato, molte coppie rinunciavano a formare una famiglia per la paura di trasmettere l’HIV o di dare vita a orfani. Oggi, grazie ai progressi scientifici, le coppie sierodiscordanti possono progettare il loro futuro insieme, senza timori infondati.

Trasmissione verticale e aspetti da considerare

È importante comprendere che la trasmissione verticale dell’HIV, ovvero il passaggio del virus dalla madre al figlio, è strettamente legata alla gestione della gravidanza e al parto. Se la madre è in terapia e ha una carica virale non rilevabile, il rischio di trasmissione al neonato è praticamente nullo. Le linee guida attuali non raccomandano più il cesareo come pratica standard, come avveniva in passato. Tuttavia, è fondamentale che le donne eseguano il test HIV prima di pianificare una gravidanza per garantire la migliore salute possibile al nascituro.

Infine, il tema dell’allattamento al seno rimane controverso. In alcuni paesi, come quelli dell’Africa subsahariana, dove l’HIV è più prevalente, l’allattamento al seno può essere raccomandato dalle autorità sanitarie, poiché il rischio di trasmissione è basso se la madre ha una carica virale controllata. In Italia, però, si tende a scoraggiarlo. Le nuove linee guida, tuttavia, incoraggiano il dialogo e il supporto per le donne che decidono di allattare, tenendo conto delle loro scelte e delle evidenze scientifiche.

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