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Negli ultimi tempi, uno dei capi d’abbigliamento più ambiti è senza dubbio il cappotto afgano. Con il suo caratteristico collo in pelliccia e i dettagli ricercati, questo indumento ha catturato l’attenzione delle fashioniste di tutto il mondo. La storia di questo iconico capospalla è ricca di significato e tradizione.
Il cappotto afgano non è solo un capo di abbigliamento; rappresenta un simbolo di una tradizione culturale antica. Originario delle regioni dell’Afghanistan e dell’Asia centrale, questo cappotto è realizzato generalmente in pelle di montone rovesciata, arricchito da disegni geometrici e floreali. Esistono tre varianti principali: i pustinchas (gilet corti), i pustakis (cappotti al ginocchio) e i pustin (mantelli lunghi fino alle caviglie).
La fascinazione per il cappotto afgano inizia negli anni ’50, quando alcuni viaggiatori occidentali scoprono questi capispalla esotici e iniziano a importarli. Tuttavia, il vero e proprio affermarsi nella moda avviene negli anni ’60, un decennio caratterizzato dall’interesse per l’Oriente e dalla cultura hippie. Durante questo periodo, i giovani esploratori del Hippie Trail portano a casa non solo ricordi, ma anche capi d’abbigliamento come il cappotto afgano, simbolo di libertà e anticonformismo.
Questo cappotto diventa rapidamente un manifesto visivo di una generazione, indossato da icone musicali come Jimi Hendrix e Janis Joplin. La sua associazione con la cultura rock e il desiderio di libertà lo rendono un indumento intramontabile, capace di trasmettere valori di ribellione e autenticità.
Negli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000, il cappotto afgano riemerge nel panorama della moda, indossato da celebrità come Britney Spears e Lucy Liu. Questa nuova interpretazione è influenzata dalla cultura Y2K, che reinterpreta il cappotto in chiave pop, rendendolo un pezzo iconico. Durante questo periodo, il cappotto afgano viene anche ribattezzato Penny Lane Coat, in onore del personaggio interpretato da Kate Hudson nel film Almost Famous (2000), che incarna il perfetto stile bohemien degli anni ’70.
Oggi, grazie all’interesse crescente per le mode passate sui social media come Instagram e TikTok, il cappotto afgano ha conosciuto un rinnovato successo. Il suo ritorno è evidente durante la stagione autunno/inverno, dove diventa un must-have per chi cerca capispalla invernali ricercati. Con l’influenza del boho-chic, il cappotto afgano si è trasformato in un jolly versatile, capace di adattarsi a numerosi stili e occasioni.
Le passerelle di moda hanno accolto il cappotto afgano in molteplici varianti, dalle versioni monocromatiche a quelle più vivaci e dettagliate. Marchi come Chloé, Etro e Bottega Veneta hanno incluso questo capo nelle loro collezioni, dimostrando la sua continua rilevanza. Inoltre, designer come Charlotte Simone hanno fatto del cappotto afgano il loro marchio distintivo, creando pezzi unici che hanno conquistato le celebrità di tutto il mondo.
Con la proliferazione di modelli disponibili online, il cappotto afgano si è trasformato in un oggetto del desiderio per molti, accessibile facilmente tramite e-commerce che offrono varianti pronte a esaurirsi. Ogni fashionista che si rispetti non può fare a meno di avere un cappotto afgano nel proprio guardaroba.
Il cappotto afgano non è solo un semplice indumento, ma un vero e proprio simbolo di storia e cultura. La sua evoluzione nel tempo e il continuo rinnovamento lo rendono un capo imperdibile per chi ama la moda.
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