Non crederai mai a quello che è successo il 22 giugno 2025! Durante la sfilata di Prada Uomo Primavera Estate 2026 a Milano, i modelli hanno sfoggiato sandali in pelle che hanno fatto impazzire il web indiano. Erano simili ai tradizionali Kolhapuri chappal, calzature tipiche dell’India. Questo evento ha dato vita a quello che è stato subito ribattezzato il “sandal scandal”, un episodio che ha acceso un acceso dibattito sull’appropriazione culturale.
Ma cosa sono realmente questi sandali così speciali?
Cosa sono i Kolhapuri chappal?
I Kolhapuri chappal non sono solo un paio di sandali, ma un simbolo di un patrimonio culturale che affonda le radici in secoli di tradizione. Realizzati a mano in pelle, questi sandali provengono dagli stati indiani di Maharashtra e Karnataka. La loro bellezza risiede in un design semplice ma elegante, caratterizzato da due fasce in pelle e un cordino decorativo. Dal 2019, vantano anche un’indicazione geografica protetta (IGP) che ne tutela l’autenticità e la tradizione. Ti sei mai chiesto quanto costino? Con oltre 7.000 artigiani dedicati a questa arte, i Kolhapuri chappal sono venduti a prezzi accessibili, a partire da circa 10 euro. Ma la loro importanza va ben oltre il prezzo: rappresentano un’importante fonte di reddito per le comunità artigiane, oggi messe a dura prova dalla concorrenza industriale. È incredibile pensare a quanta storia e cultura si nasconda dietro a un semplice paio di sandali!
La reazione alla sfilata
Dopo la sfilata, la Camera di Commercio del Maharashtra ha subito scritto una lettera ufficiale a Prada, accusando il marchio di aver utilizzato il design dei Kolhapuri chappal senza alcun riconoscimento. Lalit Gandhi, presidente dell’associazione, ha messo in evidenza che questi sandali non sono solo accessori, ma un patrimonio culturale che merita rispetto e protezione. La risposta di Prada non si è fatta attendere: in una dichiarazione firmata da Lorenzo Bertelli, il brand ha ammesso l’ispirazione alle calzature tradizionali indiane e ha espresso l’intenzione di aprire un “dialogo significativo” con le comunità artigiane. Ma non è tutto: si è anche parlato della possibilità di produrre i sandali direttamente in India, se il modello avesse successo sul mercato. Questo ti fa pensare, non è vero?
Un effetto inatteso
Il “sandal scandal” ha avuto ripercussioni inaspettate. Piattaforme e-commerce come Shopkop e Niira hanno registrato un’impennata nelle vendite dei Kolhapuri chappal, rilanciati come simboli di tradizione e orgoglio nazionale. Alcuni artigiani hanno espresso la loro soddisfazione per l’attenzione ricevuta a livello internazionale, mentre esperti del settore hanno sottolineato come questa polemica possa aumentare il valore dei Kolhapuri, soprattutto per le comunità più vulnerabili. Ma non è la prima volta che un brand di moda si trova al centro di controversie sull’appropriazione culturale: pensiamo a Paul Smith, criticato nel 2014 per aver realizzato un modello simile ai Peshawari chappal pakistani. Questo ci porta a riflettere: la moda globale è davvero pronta a confrontarsi con le proprie radici culturali? Questo episodio con Prada potrebbe rappresentare un catalizzatore per un cambiamento positivo, spingendo i brand a collaborare con le comunità artigiane di tutto il mondo. E tu, cosa ne pensi di tutto questo?