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Immagina di trovarti nel bel mezzo di un viaggio, con la musica che accompagna ogni passo, ogni pensiero, ogni emozione. Era il 2007 quando la mia vita si intrecciava con i primi corsi universitari, mentre il mondo attorno a me sembrava avvolto da una nebbia di pessimismo. In quel periodo, un iPod mini, ora considerato un oggetto vintage, e una selezione di canzoni casuali, diventavano i miei compagni di viaggio. Tra quelle melodie, ce n’era una in particolare che mi colpiva: Skeleton Song di Kate Nash. Le parole raccontavano un’amicizia insolita, quella con uno scheletro, ma in fondo toccavano temi ben più profondi, come la vulnerabilità dei corpi e la costante pressione dei giudizi altrui.
Negli ultimi anni, la musica di Kate Nash era passata in secondo piano nella mia vita. Ma recentemente, come un lampo di ispirazione, ho riscoperto il suo nuovo singolo, Germ. Questo brano segna un momento cruciale nel suo percorso artistico, affrontando tematiche di grande attualità. L’acronimo di Germ, che sta per “girl, exclusionary, regressive, misogynist”, è un chiaro attacco a quelle ideologie che si pongono contro i diritti delle donne transgender. Il testo è una critica incisiva, un invito a riflettere su ciò che significa essere realmente femminista nel mondo contemporaneo. «Non sei radicale, non sei affatto figa», canta Nash, lanciando un messaggio forte e chiaro contro ciò che considera obsoleto e dannoso.
La rabbia e la passione che permeano Germ rappresentano un’evoluzione stilistica per Kate, che in passato aveva abbracciato il dolce indie pop. La sua musica oggi è intrisa di influenze punk e grunge, una direzione che riflette la sua crescita personale e artistica. Non è la prima volta che si fa portavoce di battaglie contro il sistema. Ha affrontato attacchi e critiche sin da giovanissima, eppure la sua determinazione a non rimanere zitta è rimasta inalterata. «Mi trollano da quando avevo 18 anni, ma la mia lotta non è nulla rispetto a quella delle persone trans», ha detto, dimostrando una profonda empatia e consapevolezza delle ingiustizie sociali.
Nata a Londra nel 1987 e cresciuta tra le pagine di MySpace, Kate ha conquistato il pubblico con il suo singolo Foundations, che ha scalato le classifiche nel 2007. La sua carriera è stata segnata da alti e bassi, da trionfi e delusioni. Dopo la sua prima fase di successo, ha affrontato un periodo difficile, culminato con la rottura con la sua etichetta discografica. Attraverso il crowdfunding, ha continuato a produrre musica, dimostrando che la creatività può prosperare anche in tempi di crisi. Il documentario Under-Estimate the Girl, uscito nel 2018, racconta la sua resilienza e il suo spirito indomito.
Il Covid ha portato nuove sfide, ma ha anche fornito l’opportunità di riflettere. L’album 9 Sad Symphonies segna un nuovo inizio per Nash, un lavoro che esplora le aspettative sociali e personali. Nel brano My Bile, esprime chiaramente la sua volontà di abbandonare le imposizioni altrui: «Tutto ciò che pensavo di dover essere, lo lascio alla porta». Successivamente, ha sorpreso tutti annunciando un profilo OnlyFans per sostenere le spese del suo tour, un gesto che indica una nuova consapevolezza sul proprio corpo e la propria immagine. La sua evoluzione non è solo musicale, ma anche personale e ideologica, testimoniando un cambiamento profondo e necessario.
Kate Nash non è solo una musicista; è una voce che si erge contro le ingiustizie. La sua musica continua a esplorare le complessità delle relazioni e della società, rimanendo sempre fedele a se stessa. Anche se il tempo passa e le circostanze cambiano, la sua determinazione a combattere le ingiustizie rimane intatta. Oggi, a 38 anni, Nash è più consapevole della sua forza e del suo potere. La sua storia è un invito a tutti noi: a non lasciare che le aspettative altrui ci definiscano, a combattere per ciò in cui crediamo e a non fermarci mai nel nostro percorso. «Dai, attaccatemi online, ma ho comunque ragione io», afferma con una grinta che non può passare inosservata. È tempo di tornare a ascoltarla, di riconoscerne il valore e di sostenerla nella sua battaglia.
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