Argomenti trattati
Negli ultimi anni, si è assistito a un cambiamento promettente nell’industria della moda, con un crescente riconoscimento della body inclusivity e una maggiore presenza di modelle di taglia grande. Tuttavia, recenti dati rivelano che questa tendenza sta subendo un netto arretramento.
Durante le più recenti Fashion Week per la stagione Primavera-Estate 2026, un’analisi condotta da Vogue Business ha mostrato come il 97,1% dei look presentati sia stato indossato da modelle considerate molto esili.
I fatti
Esaminando un totale di 9.038 outfit presentati in città iconiche come New York, Londra, Milano e Parigi, solo il 2% delle modelle apparteneva a taglie standard, mentre un misero 0,9% rappresentava le modelle plus-size.
Aude Perceval, booker presso la Plus Agency, ha evidenziato questa preoccupante tendenza, soprattutto a Parigi, affermando che le opportunità per le modelle di taglie diverse stanno diminuendo drasticamente.
Un contesto di regressione
Nonostante alcuni stilisti stiano cercando di abbracciare silhouette più morbide, utilizzando corsetti e altri elementi di design, la realtà è che la presenza delle modelle plus-size in passerella sta diminuendo. Dal 2022, la situazione è peggiorata, sia in termini di contratti che di retribuzione.
Doralyse Brumain, una modella che veste una taglia 40-42 in Francia, ha confermato questa regressione nel settore.
Il movimento body positive e la sua evoluzione
Il movimento body positive, emerso nei primi anni 2010, mira a promuovere l’accettazione di corpi diversi e a mettere in evidenza i pericoli associati a un ideale di bellezza che privilegia la magrezza. Questo ideale, considerato malsano e irraggiungibile per molte donne, sta ora ritornando in auge, evocando nostalgie degli anni ’90 quando il termine heroin chic era utilizzato per descrivere un look estremamente magro, reso popolare da icone come Kate Moss.
Percezioni e cambiamenti culturali
Esther Boiteux, casting director francese, ha commentato come ci sia una concezione errata che associa la magrezza a un’immagine di chic e ricchezza. Inoltre, l’accesso a farmaci per la perdita di peso come Ozempic ha influenzato negativamente la percezione della bellezza. Le celebrità che ne fanno uso contribuiscono a promuovere questo standard, come osservato dalla redattrice di British Vogue, Chioma Nnadi.
Le sfide della produzione e della diversità
Un altro fattore che ostacola l’inclusione di modelle di taglie diverse è la produzione stessa degli abiti. La maggior parte dei capi da passerella è progettata per una taglia standard, e adattare gli abiti per modelle di taglie diverse richiede un impegno di tempo e pianificazione. Ekaterina Ozhiganova, modella russa e fondatrice dell’associazione Model Law, ha sottolineato come i consumatori desiderino vedere una maggiore diversità, ma questo richiede un cambiamento fondamentale nel modo in cui gli abiti vengono realizzati.
Un appello per un’industria più inclusiva
Jeanne Friot, stilista francese, ha espresso la sua opinione secondo cui le passerelle dovrebbero riflettere una varietà di corpi e identità. Le sfilate di moda dovrebbero rappresentare una vasta gamma di forme e dimensioni, inclusi modelli più grandi, anziani e persone di diverse etnie e generi. Attualmente, la presenza di modelle di taglie diverse è sempre più rara, e l’industria è chiamata a rispondere a questa mancanza.
La giornalista francese Sophie Fontanel ha recentemente evidenziato l’importanza di far sentire la propria voce contro gli standard di bellezza imposti, incoraggiando un cambiamento che abbandoni l’ideale della magrezza estrema. In questo contesto, è fondamentale che la moda evolva verso una maggiore inclusività e rappresentatività, affinché tutti possano riconoscersi nelle immagini che vengono proposte.

