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Myriam Sylla, raggiante e con le lacrime di gioia che scorrono sul viso, corre ad abbracciare suo padre dopo aver trionfato alle Olimpiadi di Parigi 2024. Questo non è solo un racconto di sport, ma una storia di passione, sacrificio e resilienza che invita a riflettere su chi siamo e da dove veniamo.
Il trionfo in campo e le emozioni che non si dimenticano
Domenica 7 settembre 2025, Bangkok: un’altra finale, un’altra vittoria. Myriam, ex capitana della Nazionale italiana di pallavolo, conquista una nuova medaglia d’oro che riporta a casa l’orgoglio di un Paese intero. Dopo anni di attesa dal 2002, il suo trionfo rappresenta la realizzazione di un sogno e una celebrazione della determinazione e della forza di volontà.
Dietro ogni medaglia, però, c’è una storia.
Quella di Myriam è costellata di sacrifici e sfide. Nel novembre 2024, posa per Vogue Italia, un’immagine che cattura non solo la sua bellezza, ma anche la forza accumulata nel tempo. La sua altezza di 182 cm e la maglia numero 17 non sono solo numeri, ma simboli di un percorso di vita che l’ha portata a diventare un’icona per molti.
Tuttavia, la sua carriera non è stata solo una strada in discesa.
Myriam racconta di momenti di vulnerabilità, di come le lacrime siano tornate a scorrere non solo per le vittorie, ma anche per la perdita della madre, che ha lasciato un vuoto profondo. “La medaglia olimpica gliela avevo promessa”, rivela, sottolineando un legame speciale che va oltre il campo da gioco.
Il percorso verso la Nazionale e il sogno di una vita
Myriam inizia la sua avventura a dodici anni, accompagnando la cugina a un provino di pallavolo. Da quel momento, la sua vita cambia. La pallavolo diventa la sua passione e, al contempo, una sfida costante. Le difficoltà economiche della sua famiglia non fermano il suo sogno; al contrario, la spingono a lottare ancora di più.
Con il supporto di allenatori che hanno creduto in lei, Myriam cresce sia come atleta che come persona. La sua storia dimostra come la determinazione e la solidarietà possano superare le barriere. “Non mi sono mai sentita sola”, afferma, evidenziando l’importanza della comunità che la circondava.
Il passaporto italiano, ottenuto a soli 16 anni, è una svolta fondamentale. Apre le porte alla Nazionale giovanile di pallavolo, permettendole di dare vita a un sogno che sembrava irraggiungibile. Tuttavia, il viaggio non è privo di ostacoli: Myriam affronta e supera la bulimia, un nemico invisibile che mette alla prova la sua forza interiore.
Un simbolo di resilienza e cambiamento
Myriam Sylla non è solo una campionessa sportiva; è anche una voce per chi lotta per il riconoscimento e l’identità. La questione dello Ius Soli le sta particolarmente a cuore. “Non è giusto che ci siano ragazzi nati e cresciuti qui senza un’identità”, afferma con passione. Le sue parole risuonano come un inno alla dignità e all’inclusione, un appello a non dimenticare chi siamo e da dove veniamo.
La sua vita è un mix di successi e battaglie, di gioie e dolori. Ogni piercing che si fa è un simbolo di una vittoria, un modo per celebrare ogni traguardo raggiunto. “Il primo piercing l’ho fatto con mia madre”, racconta con nostalgia, esprimendo una scelta che racconta di crescita personale e di un legame indissolubile.
Oggi, Myriam è un modello per le giovani generazioni, non solo per le sue abilità sportive, ma anche per la sua capacità di affrontare le difficoltà con coraggio. La sua storia è un faro di speranza, un esempio di come la resilienza possa trasformare le sfide in opportunità.
Domenica 7 settembre 2025, Bangkok: un’altra finale, un’altra vittoria. Myriam, ex capitana della Nazionale italiana di pallavolo, conquista una nuova medaglia d’oro che riporta a casa l’orgoglio di un Paese intero. Dopo anni di attesa dal 2002, il suo trionfo rappresenta la realizzazione di un sogno e una celebrazione della determinazione e della forza di volontà.0

