Numerosi imprenditori hanno assistito al fallimento di startup che puntavano sul growth hacking come soluzione universale. La questione cruciale è: si sta realmente cercando il product-market fit o ci si lascia guidare da dati gonfiati?
I dati di crescita offrono una visione differente: molte startup che investono esclusivamente in tattiche aggressive di acquisizione clienti, come il growth hacking, tendono a trascurare aspetti fondamentali come la sostenibilità del business e la customer retention.
In questo contesto, la churn rate aumenta, il valore del cliente a lungo termine (LTV) diminuisce e il costo di acquisizione del cliente (CAC) cresce in modo esponenziale.
Un caso emblematico è quello di una startup che ha scelto di investire pesantemente in campagne virali. Inizialmente, i risultati sembravano promettenti, con un incremento del 200% degli utenti in un mese. Tuttavia, dopo sei mesi, la maggior parte di quegli utenti si era già disiscritta, causando un burn rate insostenibile e costringendo l’azienda a chiudere i battenti.
Lezioni pratiche per i fondatori e i product manager: Concentrarsi sulla qualità dell’offerta e sulla soddisfazione del cliente è fondamentale. Chiunque abbia lanciato un prodotto comprende che il vero successo non si misura solo in crescita rapida, ma anche nella capacità di mantenere e ampliare la propria base clienti nel lungo periodo.
Takeaway azionabili: 1. Investire in customer feedback per perfezionare il prodotto. 2. Monitorare i KPI, non solo le metriche di acquisizione.
3. Ricordare che non tutte le metriche di crescita sono positive; è essenziale valutarne il contesto.

