Caso piccolo Tommy: il rapimento che tenne l’Italia col fiato sospeso

A distanza di dieci anni dal rapimento e omicidio del piccolo Tommaso Onofri, uno dei responsabili, Mario Alessi, può richiedere dei permessi-lavoro che gli faranno acquisire una parziale libertà. In questa occasione la madre Pellinghelli sfoga la sua rabbia per la prima volta dalla tragedia avvenuta il 2 marzo 2006.

2 marzo 2006. Sono passati più di dieci anni da quando due persone fecero irruzione nella casa di una normale famiglia nella frazione di Parma; ovvero Casalbarnocolo. Quel giorno i due aggressori immobilizzarono i genitori e rapirono il figlioletto; Tommaso Onofri di solo due anni; proprio sotto gli occhi del fratello più grande; otto anni all’epoca. Purtroppo, come tutti noi sappiamo, questa vicenda non ha avuto un lieto fine; perché il piccolo venne brutalmente ucciso poco dopo il rapimento da Mario Alessi. Per un mese intero il rapimento di Tommy ha tenuto tutta Italia con il fiato sospeso per le sorti di quel bimbo; nella speranza che venisse ritrovato vivo. Oggi la mamma Paola Pellinghelli, sola dopo la morte del marito nel 2014, teme e condanna l’eventualità che uno dei due assassini del suo piccolo possa uscire con permessi-premio di lavoro; nonostante l’ergastolo.

Rapimento di Tommy: 10 anni dopo

Per la prima volta, a distanza di dieci anni dal rapimento e dall’omicidio del piccolo Tommy, la mamma Paola Pellinghelli da sfogo alla sua rabbia, la quale afferma con disperazione: “L’assassino di mio figlio è stato condannato all’ergastolo, ma l’ergastolo vero lo sconteremo noi, perché mio figlio non mi verrà mai restituito“. Oggi, a portare ulteriore dolore a questa tragica vicenda è la notizia che uno dei tre responsabili, il muratore siciliano Mario Alessi condannato all’ergastolo, probabilmente tra qualche mese possa ritrovare in parte la libertà.

A quanto pare, secondo quanto è previsto dalla legge italiana, il muratore potrebbe richiedere i permessi-premio per lavorare all’esterno della struttura dove è attualmente detenuto; ovvero nel carcere di Prato. Una possibilità prevista dalla legge ma che per la famiglia distrutta del piccolo Tommy si è rivelata l’ennesima pugnalata. La madre commenta così questa assurda possibilità: “Anche se si è comportato bene in carcere, non credo sia giusto permettere a una persona così di lavorare a spese di tutti gli italiani, quando ci sono persone oneste che sono disoccupate. Spero che i giudici faranno le opportune valutazioni”. Per capire meglio lo sdegno di questa madre privata crudelmente e ingiustamente del suo piccolo di 18 mesi, sola e senza speranza nei confronti della giustizia; sembra opportuno fare un passo indietro e tornare a quel tragico 2 marzo 2006.

Il giorno del rapimento

È sera come tutte le altre, la famiglia Onofri; madre, padre, e due figli di otto e 18 mesi; sta cenando quando due uomini fanno irruzione. Per introdursi indisturbati nell’abitazione, i due fanno saltare la luce e immobilizzano madre e padre; strappando dal suo seggiolone il piccolo Tommy, ignaro di quello che sta accadendo. Di questi momenti di puro panico e terrore; Paola Pellinghelli ricorda solo le urla mentre si trova legata col marito Paolo sul pavimento. Da li, come racconta la stessa donna, solo buio e incubo.

I due uomini che hanno fatto irruzione quella sera sono Mario Alessi, il muratore che aveva preso parte alla ristrutturazione di casa Onofri, e l’amico Salvatore Raimondi, un ex pugile e anche lui origini siciliane. Ma non hanno agito da soli; i due hanno potuto fare affidamento sulla complicità della compagna del muratore, Antonella Conserva, la quale che si era prestata ad andarli a prendere una volta concluso il rapimento. Il loro piano consisteva nell’architettare un rapimento lampo per estorcere denaro alla famiglia. Ma i due uomini, braccati dalle forze dell’ordine, si sono fatti prendere dal panico e e hanno deciso di uccidere il bambino, forse perché piangeva, e nascondere il corpo a pochi metri di distanza dall’abitazione degli Onofri.

I telegiornali hanno seguito per un mese intero le vicende di quel povero bambino, fino all’infausto ritrovamento del suo corpicino il 1 aprile del 2006. A distanza di anni, nonostante si conoscano i responsabili senza scrupoli, risulta ancora difficile risalire al movente.

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