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La Settimana della Moda di Parigi ha sempre rappresentato un palcoscenico di innovazione e stile. Tuttavia, la domenica di quest’anno è stata caratterizzata da alti e bassi sorprendenti. Alcuni debutti hanno lasciato a desiderare, mentre altri marchi hanno brillato per ingegno.
L’atmosfera è stata tanto elettrizzante quanto inquietante.
I fatti
Jean-Paul Gaultier: un debutto da dimenticare
La sfilata di Jean-Paul Gaultier ha visto il debutto del designer Duran Lantink, con risultati alquanto deludenti. Sebbene Lantink abbia tentato di reinterpretare le icone del marchio, il suo approccio è apparso spesso impertinente e poco ispirato. La sua proposta di body stampati per simulare la pelle nuda, compresi dettagli inquietanti come macchie e sangue, ha sollevato più di qualche sopracciglio.
Un’atmosfera inadeguata
La location scelta, un corridoio buio nel seminterrato del Museo Jacques Chirac, ha contribuito a un’atmosfera poco adatta per un marchio noto per il suo ottimismo e la sua irriverenza. Le modelle hanno sfilato davanti a un falso bar da discoteca, circondato da bottiglie vuote e bicchieri sporchi, creando un contrasto stridente con l’immagine del brand. Le creazioni di Lantink, pur avendo un paio di spunti interessanti, sono state per lo più un fallimento.
Celine: il potere del merchandising
Un esempio di efficacia commerciale
In netto contrasto, la sfilata di Celine, sotto la direzione creativa di Michael Rider, ha brillato come un esempio di efficacia commerciale. Presentata all’aperto nel suggestivo Parc de Saint-Cloud, la collezione ha catturato l’attenzione con capi eleganti e facili da vendere. Le giacche anni ’80 abbinate a pantaloni leggermente svasati hanno dimostrato una padronanza sartoriale impeccabile.
Un tocco di nostalgia
I vestiti da cocktail, corti e decorati con motivi floreali pop art, hanno aggiunto un tocco di freschezza e giovinezza alla passerella. Le sciarpe, che sono state un tema ricorrente, sono state utilizzate in modi creativi, come foulard e braccialetti, dimostrando la versatilità del marchio. Con scarpe che spaziavano dagli stivali sportivi a mocassini eleganti, la collezione ha rappresentato una celebrazione della moda contemporanea, pur mantenendo un legame con il passato.
Akris: l’arte incontra la moda
Sinergia tra arte e design
Un’altra sfilata che ha colpito nel segno è stata quella di Akris, che ha saputo fondere arte e moda in modo sublime. La collezione, ispirata al pittore Leon Polk Smith, ha presentato forme geometriche e un minimalismo sorprendente. Questa sinergia tra arte e design ha dato vita a capi che parlano a una donna moderna e dinamica.
Silhouette moderne
Con tailleur in lana vermiglio e gonne di cotone decorate, Akris ha dimostrato la sua abilità nel vestire donne impegnate con eleganza. I gilet in pelle e le camicie in nappa hanno offerto una silhouette accessibile, rendendo il marchio uno dei più emancipatori nel panorama della moda attuale.
Valentino: un viaggio nell’oscurità
Atmosfere di guerra e tensione
Infine, la sfilata di Valentino ha portato il pubblico in un viaggio inquietante, con un allestimento che evocava atmosfere di guerra e di tensione. Sotto un tendone nero, la collezione curata da Alessandro Michele ha mescolato glamour retrò e accenni di dramma. I vestiti, caratterizzati da gonne a vita alta e camicie in chiffon, hanno creato un contrasto stridente con l’ambientazione cupa.
Riflessioni sulla società
Michele ha fatto riferimento a temi sociali attraverso le sue creazioni, ispirandosi a scritti di Pier Paolo Pasolini. Sebbene la collezione fosse visivamente affascinante, ha sollevato interrogativi più profondi sulla società contemporanea e le sue sfide. La sfilata si è conclusa con un’atmosfera malinconica, riflettendo la tensione tra bellezza e oscurità.
La domenica della Settimana della Moda di Parigi ha messo in luce le diverse sfaccettature del design contemporaneo. I marchi hanno raccontato storie uniche, contribuendo alla ricca narrativa della moda.

