Sanremo 2019: le pagelle delle canzoni della prima serata

Sanremo 2019: tutte le pagelle della prima serata, canzone per canzone. Grandi performance e scivoloni dei 24 artisti in gara.

Sanremo 2019 si apre con l’enorme emozione che spetta tradizionalmente alla prima serata. Qualche incertezza da parte della squadra dei presentatori e qualche serio problema di intonazione da parte dei big in gara (almeno nelle prime esibizioni), ma lo spettacolo procede a ritmo serrato per rispettare i tempi e far esibire tutti i 24 artisti in gara. Nonostante tutto, gli artisti riescono ad alzare gradualmente il livello delle esibizioni e la prima serata si conclude con un bilancio sicuramente positivo.

Francesco Renga – Aspetto Che Torni

La responsabilità di aprire la sessantanovesima edizione del Festival è affidata a un veterano del Festival. Francesco Renga è all’ottava partecipazione al Festival. La sua performance, piena di grinta in alcuni punti, sembra poco convincente in altri passaggi. La sua canzone è una canzone d’amore e di speranza. Magari nelle prossime serate farà meglio, ma non sembra tra i favoriti.

D’Angelo e Cori – Un’Altra Luce

Un’interpretazione struggente e intensa in dialetto napoletano per due alfieri della musica partenopea. La potenza poetica di un testo cantato in due lingue è stata sporcata da un’interpretazione discutibile. Stecche e imprecisioni vocali da parte di D’Angelo e una dizione non esattamente chiarissima da parte di Cori. Si tratta di una canzone d’amore che incoraggia prima di tutto alla presa di coscienza e ad affrontare la vita a testa alta: poteva essere interpretata meglio.

Nek – Mi Farò Trovare Pronto

Un’interpretazione rock e piena di energia da parte di Nek. Il cantante porta sul palco una dichiarazione di forza e di rivoluzione. La vera consapevolezza di un uomo agguerrito sembra essere quella di non poter mai essere in grado di far fronte all’amore e alla forza dei sentimenti, che non può essere espressa degnamente da nessuna parola che sia mai stata inventata. Finalmente un artista che strappa al pubblico in teatro un applauso spontaneo e caloroso.

Zen Circus – L’Amore è una Dittatura

Una canzone dal ritmo incalzante come nello stile indie degli Zen Circus, L’Amore è una Dittatura consocerà probabilmente interpretazioni migliori durante le prossime serate del Festival. Una coreografie di bandiere nere e rosse accompagnano l’esibizione del gruppo di Pisa, probabilmente unica nota di valore di questa prima comparsa degli Zen Circus sul palco di Sanremo. Il testo, che non è stato esattamente comprensibile durante l’esecuzione sul palco, parla dell’enorme desiderio di un amore totalizzante nella vita di tutti i giorni.

Il Volo – Musica Che Resta

La canzone non potrebbe essere più sanremese e più romantica. La musica che resta è l’amore significativo. Il trio del bel canto italiano mette in piedi una performance pulita e gradevole, probabilmente la più intellegibile finora da parte del pubblico e la più gradevole dal punto di vista acustico e musicale. Non sembravano avere molto da dire ma i ragazzi de Il Volo convincono pienamente e il pubblico presente è in visibilio. Applausi meritatissimi.

Loredana Bertè – Cosa Ti Aspetti da Me

Accolta dal pubblico come una vera rockstar, la Bertè incede sul palco con i suoi ormai inconfondibili capelli azzurri. Gli applausi si ripetono ancora prima che lei cominci a cantare e Loredana si impossessa dell’attenzione del pubblico riempendo l’Ariston con la voce decisa e roca che ha reso inconfondibile ogni sua interpretazione. Il ritornello pur parlando d’amore è esplosivo e rabbioso: la Bertè è chiaramente nel pieno della sua ennesima primavera artistica.

Daniele Silvestri & Rancore – Argento Vivo

Musicalmente interessante, questo brano dalle percussioni ipnotiche porta sul palco dell’Ariston la difficile situazione di un ragazzo di 16 anni che ha trascorso l’interezza della sua vita in carcere. Il rancore di un ragazzo privato della gioia dell’adolescenza viene messo in musica e parole precise da un Silvestri in ottima forma, che fa arrivare il suo messaggio scandendo ogni sillaba. La collaborazione con il rapper è teatrale, perfettamente integrata nel pezzo e davvero professionale. Si capisce ogni parola, si può seguire una storia struggente a cui non si può rimanere indifferenti. Anche stavolta molto convinti gli applausi che si alzano dalla platea.

Carta & Shade – Senza Farlo Apposta

Una coppia di giovanissimi che interpreta una canzone sulle prime relazioni d’amore e sulla sofferenza che inevitabilmente ne deriva. La protagonista della canzone è una ragazza che ha cominciato fin troppo presto a capire con quanta facilità può manipolare gli uomini che passano sotto le sue dita. L’amore vero, come di dovere a Sanremo, trionfa come al solito e il ritornello è una redenzione in versi. Esibizione semplicissima ma perfettamente convincente, con ogni nota al suo posto. Una coppia da tenere assolutamente d’occhio nelle prossime serate del Festival.

Ultimo – I Tuoi Particolari

Il vincitore dello scorso Sanremo Giovani torna all’Ariston con una canzone convincente e un’interpretazione pulita. Ultimo conosce il palco e non ne è spaventato: suona al pianoforte per accompagnare la voce con una convinzione delicata che non vuole strafare, com’è esattamente nel suo stile. Il ritornello fa respirare la canzone e il cantante tira fuori la grinta che è comunque l’ingrediente fondamentale di una canzone che parla di perdita e di ricordo. Assolutamente promosso.

Paola Turci – Diluvio Universale

Un’altra signora del pop rock italiano sul palco di Sanremo. Un look che ricorda Pj Harvey dei primi anni 2000 e una voce graffiante e un’interpretazione convincente di una canzone d’amore che parla della consapevolezza del mutare dell’amore per far fronte al passare del tempo e alle difficoltà di una relazione che dura da anni. La Turci non sbaglia una nota, comunica con il pubblico in sala attraverso gesti e sguardi di grande intensità ed è bellissima in bianco. Almeno un otto.

Francesco Motta – Dov’è L’Italia

Una voce particolare che esplode in un ritornello pieno di intensità. Francesco Motta è un ragazzo tutt’ossa che ricorda da vicino Ermal Meta di un certo periodo. Forse qualche piccola imprecisione dovuta, probabilmente, all’emozione di un palco che di certo incute un certo timore. La canzone è certamente una canzone d’amore, ma ci sarà bisogno di qualche ascolto ancora prima che riesca a raggiungere il cuore del pubblico. Un sei, con la fiducia di vedere Motta crescere come performer nel corso del festival.

Bundabash – Vincere un Milione

Carica reggae e tutte le declinazioni del rosso per i Bundabash che si presentano all’Ariston vestiti di velluto. Una ventata di freschezza direttamente dal Salento scuote il palco dell’Ariston e la canzone è una delle più orecchiabili del Festival andato in onda finora. Un’esecuzione praticamente impeccabile nel rispetto dell’unicità dello stile dei Bundabash a confronto di quello degli altri artisti che si sono esibiti fino a questo momento. Perfetti.

Pravo & Briga – Un Po’ Come la Vita

Qualche problema tecnico non meglio identificato rimanda l’esibizione di una Patty Pravo in rosso fuoco che si presenta sul palco con un’acconciatura rasta. Dopo qualche velata polemica da parte della Pravo, l’esibizione dei due artisti è perfetta: le voci si fondono perfettamente pur nella loro completa diversità. Briga si approccia alla grandezza della Pravo con rispetto e passione, addirittura inginocchiandosi davanti a lei. La canzone parla di un amore cercato e costruito giorno per giorno. Un’esibizione che strappa applausi prima della fine, grande classe da parte di entrambi.

Simone Cristicchi – Abbi Cura di Me

Torna a Sanremo con la sua aria stralunata e inconfondibile Simone Cristicchi. Il brano rispetta in pieno tutte le caratteristiche della musica del cantautore, perennemente in equilibrio tra armonia e delicatezza. Abbi Cura di Me di Simone Cristicchi è la richiesta di un amore che sia complice e paritario tra due persone che cercano di avere cura l’una dell’altra superando le difficoltà della vita. Una delle canzoni più coinvolgente eseguite sul palco finora. Lunghi applausi in sala e grande approvazione.

Achille Lauro – Rolls Royce

Aver fatto salire sul palco di Sanremo un ragazzo tatuato fino alla cima dei capelli (quasi letteralmente) è certamente tra i grandi meriti di questa direzione artistica. Achille Lauro ricorda in qualche modo Vasco Rossi dei primi periodi, con l’inneggiare alla vita spericolata e a tutti i simboli del successo spicciolo e fuggevole come, appunto, Rolls Royce e Las Vegas. In maniera probabilmente inaspettata, il giovane cantautore che è salito sul palco con uno smoking bianco si destreggia dal principio alla fine della canzone senza sporcare una sola nota e, almeno nel suo genere, mettendo in scena una performance impeccabile. Un bel sette.

Arisa – Mi Sento Bene

Quinta partecipazione sanremese per la timida Arisa che riesce, invariabilmente, a incantare il pubblico. Dopo aver proiettato l’Ariston in un Musical targato Disney per una manciata di secondi, Arisa dà una sonora sferzata alla canzone e alla sua interpretazione che diventa più decisamente pop e vagamente rockeggiante (del resto aveva promesso di portare a Sanremo un mix tra Biancaneve e la Carrà). Arisa non perde una nota, non sbaglia un acuto. Un’esibizione spettacolare e un brano che mette in risalto tutte le sue doti vocali: assolutamente tutto promosso (tranne forse il look da infermiera).

Negrita – I Ragazzi Stanno Bene

Sono passati 16 anni dall’ultima partecipazione dei Negrita a Sanremo, ma Pau e compagni non hanno perso nel frattempo un grammo del proprio entusiasmo. L’esibizione è pienamente rock ma riesce a integrare ottimi passaggi di archi. La canzone è un inno al non arrendersi e a vivere sempre appieno ogni singolo momento. Interpretazione graffiante e decisa che rende giustizia a un buon brano che, però, forse non ha davvero tutte le carte in regola per farsi strada fino al podio. Un sette.

Ghemon – Rose Viola

Una canzone d’amore e di nostalgia per il rapper Ghemon che ha deciso di indossare una mise a metà tra un imbianchino e un clochard per presentare il proprio brano. Interpretazione senza infamia e senza lode ma senza sbavature. Gli applausi sono partiti timidamente e si è avuta l’impressione che fossero dovuti più all’educazione che al vero apprezzamento dell’esibizione. Un modestissimo 5, nella speranza che le prossime esibizioni siano più convincenti della prima.

Einar – Parole Nuove

Una canzone struggente che parla della fine di un amore quella di Einar. Un’esibizione all’altezza della situazione per il giovanissimo cantante uscito dal talent della De Filippi: Einar dimostra di saper parlare d’amore dalla prospettiva particolare di un amore che rischia di finire e riesce a essere perfettamente sanremese. Un’ottima prima impressione, anche se il brano non ha forse tutte le carte in regola per entusiasmare il pubblico di Sanremo, abituato forse a un livello meno pop.

Ex Otago – Solo Una Canzone

Un amore che non è più giovane quello cantato dagli Ex – Otago, gruppo indie ligure molto apprezzato nel panorama nazionale. Si presentano in scena vestiti quasi completamente in jeans e con l’impressione di non volersi adeguare completamente alle regole dell’etichetta festivaliera. Scompigliano tutte le carte in tavola quando regalano invece un’esibizione perfettamente nelle corde della tradizione della musica italiana, con un brano che si presta perfettamente a essere cantato all’Ariston con trasporto e intensità. Ottima performance, fedele alle radici del gruppo e rispettosa dell’anima del Festival. Un otto meritatissimo.

Anna Tatangelo – Le Nostre Anime di Notte

Anna Tatangelo si conferma una delle interpreti pop più intense della nostra scena musicale. Un’esibizione perfetta da ogni punto di vista, nessuna imperfezione per un brano che è impossibile non riferire alle recenti disavventure romantiche tra Anna e Gigi D’Alessio. La Tatangelo dimostra anche un’ottima capacità di coinvolgere il pubblico con gestualità e sguardi che hanno gioco fin troppo facile: la canzone sembra ritagliata apposta per essere un successo sanremese. Otto all’esibizione forse un po’ meno alla qualità del brano.

Irama – La Ragazza Con il Cuore di Latta

Irama sale sul palco verso la fine della prima serata con le sue inconfondibili piume ai lobi delle orecchie. L’argomento della canzone di Irama è delicatissimo e difficile, l’interpretazione del cantante è pienamente all’altezza della situazione. Accompagnato da un coro gospel che arricchisce armonicamente la canzone, Irama riesce a conquistare l’Ariston scendendo dal palco e cantando tra le prime poltrone della platea. Un’ottima esibizione: nonostante il fatto che sia sulla scena musicale italiana da pochissimo Irama dimostra di avere la stoffa necessaria a misurarsi con sfide importanti. Assolutamente approvato.

Enrico Nigiotti – Nonno Hollywood

Una canzone d’amore nel senso più dolce e infantile del termine. Quella di Enrico di Nigiotti è una canzone che parla di anni lontani e di una figura importante nella vita di un bambino. L’esibizione è pulita e convincente, l’artista merita davvero l’apprezzamento del pubblico. La canzone probabilmente ha bisogno di essere ascoltata ancora una volta prima di riuscire ad esprimere tutto il proprio potenziale, quindi per ora merita soltanto un sei, che probabilmente si trasformerà in un voto migliore nelle prossime serate.

Mahmood – Soldi

L’esibizione di Mahmood sembra completamente fuori luogo sul palco di Sanremo per i primi secondi della sua esibizione ma, una volta presa confidenza con il palco il cantautore riesce a far risuonare il suo stile nella mastodontica macchina dello spettacolo sanremese. Una canzone disillusa che sembra venire direttamente dalla periferia di cui Mahmood sembra essere disposto a essere il portavoce. Il tema è un continuo confronto tra l’amore disinteressato e quello mosso esclusivamente dall’interesse economico. Un po’ impacciato non appena termina di cantare, Mahmood porta a casa un ottimo successo personale, nella speranza che il riscontro del pubblico e del televoto sia buono. Promosso sicuramente.

Scritto da Olga Luce

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