A chi rivolgersi per curare l’autofagia

L’autofagia è un processo di creazione delle nuove cellule e per curarla è necessario rivolgersi a medici specializzati in questo ambito e ai ricercatori.

Il termine ‘autofagia’, deriva dal termine greco che significa “auto-cannibalismo” ed è stato coniato da Christian de Duve più di 40 anni fa, ed è stato in gran parte basato sulla degradazione osservata dei mitocondri e altre strutture intra-cellulari all’interno dei lisosomi di fegato di ratto perfusi con l’ormone pancreatico, glucagone.

Il meccanismo di autofagia glucagone indotta nel fegato è ancora pienamente compreso a livello molecolare, a parte che richiede l’attivazione AMP ciclico indotta della proteina chinasi-A ed è altamente composta da tessuti. Negli ultimi anni il mondo scientifico ha ‘riscoperto’ l’autofagia, con importanti contributi alla nostra comprensione molecolare e l’apprezzamento del significato fisiologico di questo processo provenienti da numerosi laboratori. Anche se l’importanza di autofagia è ben riconosciuta in sistemi di mammiferi, molte delle innovazioni meccanicistici che delineano come autofagia è regolata ed eseguito a livello molecolare sono stati fatti nel lievito (Saccharomyces cerevisiae). Attualmente, 32 diversi geni di autofagia legati (ATG) sono stati identificati con lo screening genetico nei lieviti e, significativamente, molti di questi geni sono conservati in stampo della melma, le piante, i vermi, mosche e mammiferi, sottolineando l’importanza del processo autofagico nelle risposte alla fame attraverso la filogenes. L’unica risposta di cura possibile dipende dai ricercatori e dal tipo di molecole utilizzate per combatterla.

Scritto da Simona Bernini

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