Maschicidio: quando è la donna il carnefice

Sentiamo troppo spesso parlare di uomini che uccidono le proprie compagne, tuttavia esiste anche la sua forma contraria, ovvero il maschicidio.

Sentiamo troppo spesso parlare di uomini che uccidono le proprie compagne, tuttavia a volte puo’ verificarsi il contrario, parliamo allora di maschicidio. Si tratta di donne che decidono di porre fine alla vita dei loro mariti, fidanzati o amanti. I motivi sono i medesimi delle cause dei femminicidi: gelosia, ossessione, non saper accettare la separazione.

Violenza sugli uomini

Quante volte ci sarà capitato di dover ascoltare al telegiornale o leggere sulle pagine di un quotidiano, dell’ennesimo episodio di violenza nei confronti di una donna? Violenza che spesso culmina nell’atto più efferato: l’omicidio, spesso per mano del proprio compagno. Raramente troviamo articoli che parlano di maschicidio, ovvero di donne che da vittime diventano carnefici a tutti gli effetti. Sovente si tratta di omicidi con aggravante di premeditazione, non frutto di un momento di ira o di un atto criminale al culmine di un escalation di violenze protratte nel tempo, come accade spesso per i femminicidi.

In realtà, le assassine di fidanzati e mariti, sono donne diaboliche, capaci di pensare al miglior delitto pur di non farsi scoprire. Tuttavia si tratta di casi limitati, eppure l’esistenza del delitto di maschicidio o di stalking ai danni di uomini esiste. A differenza delle donne, gli uomini sono meno inclini a recarsi in caserma per denunciare atti persecutori da parte delle loro compagne. Si stima che, di tutti i casi solo il 30% degli uomini che subiscono violenza da parte di donne, abbiano il coraggio di denunciare.

Ciò in quanto l’uomo, da sempre conosciuto come il sesso forte, non riesce ad accettare che la donna sia in grado di dominarlo. Oppure, semplicemente, è tanta la vergogna verso la propria situazione, per cui è preferibile evitare di far sapere a estranei o familiari cosa succede all’interno delle mura domestiche.

Secondo una ricerca fatta nel 2012 dall’Università di Siena, l’anno precedente si sono registrate oltre 5 milioni di uomini vittime di violenza da parte delle loro compagne. Un caso davvero clamoroso se si pensa che i numeri di donne uccise dagli uomini si aggira intorno alle medesime cifre, eppure nessuno parla mai di maschicidio o violenze sugli uomini.

La testimonianza di William Pezzulo

Ad accendere i riflettori sui casi di maschicidio per la prima volta in Italia, è stata la testimonianza di William Pezzulo. Il giovane, infatti, è stato sfregiato con l’acido gettatogli dalla sua ex fidanzata. Dietro a questo atto c’è la decisione del ragazzo di voler rompere il fidanzamento con la compagna.

Pezzulo ha spiegato che l’azione dell’acido è stata l’ultima di una serie di violenze che l’uomo subiva a casa con la compagna. In particolare si trattava di vere e proprie vessazioni, abusi, molestie. Quando gli è stato chiesto perché non si sia rivolto in anticipo alle forze dell’ordine, Pezzulo ha risposto che probabilmente nessuno avrebbe mai preso sul serio le minacce e le violenze della sua compagna.

Sindrome di Medea o di Munchausen?

Ma perché le donne compiono questi atti così efferati? Esistono due spiegazioni plausibili per rispondere a tale domanda e entrambe riguardano due disturbi della mente. La prima risposta è la sindrome di Medea: si tratta di un bisogno da parte delle donne di cercare di estromettere la figura paterna dalla vita dei propri figli. Pur di mantenere un totale controllo sui propri bambini, queste madri sono disposte a sbarazzarsi dei propri compagni.

La seconda risposta riguarda la sindrome di Munchausen: il paziente affetto da tale patologia, si comporta come una persona malata per accattivarsi le simpatie e le attenzioni di chi lo circonda. Anche in questo caso si verifica un’intenzione di controllo sui propri figli. E’ stata definita come una forma di maltrattamento per eccesso di cura: in particolare i genitori tendono a vedere mali o sintomi sui figli che in realtà non presentano. Ciò comporta persino la somministrazione di farmaci o sostanze che possono portare anche alla morte dei bambini stessi.

Se il padre cerca di provare a fare opposizione alla pretesa di curare il figlio, la donna potrebbe ricorrere alla violenza per ripristinare il controllo o addirittura all’omicidio del partner per ristabilire l’equilibrio della situazione in casa.

Ad oggi in Italia sono tanti i casi di donne che trovano il coraggio di denunciare i loro carnefici. Purtroppo si registrano minori risultati per i uomini, costretti dalla vergogna e dalla paura di non essere creduti, a tacere sempre.

Scritto da style24redazione

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