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Le prove
La scomparsa di Marco Rossi, attivista noto nella lotta contro l’inquinamento industriale, è avvenuta il 3 ottobre 2025. Le ultime tracce del suo smartphone, come riportato nel Rapporto della Polizia di Stato, indicano che si trovava nei pressi di una fabbrica in disuso, sospettata di attività illegali di smaltimento rifiuti.
La ricostruzione degli eventi
Secondo testimonianze raccolte da GreenWatch, un’organizzazione non governativa che si occupa della tutela ambientale, Marco aveva ricevuto minacce nei giorni precedenti la sua scomparsa.
La sua ultima comunicazione, inviata a un collega, menzionava un incontro con un informatore che avrebbe dovuto rivelare dettagli compromettenti.
I protagonisti del caso
Oltre a Marco Rossi, chiave nel caso è Lucia Bianchi, la sua collaboratrice, che ha dichiarato a La Repubblica di aver notato comportamenti sospetti da parte di auto non identificate nei pressi della loro sede. Inoltre, Franco Verdi, un imprenditore locale, è stato citato come possibile interlocutore di Marco, vista la sua controversa reputazione nel settore industriale.
Le implicazioni della scomparsa
Questo caso solleva interrogativi non solo sulla sicurezza degli attivisti ambientali in Italia, ma anche sull’efficacia delle autorità nel proteggere chi denuncia irregolarità. Secondo il Rapporto annuale di Amnesty International, l’Italia ha visto un incremento significativo delle intimidazioni verso attivisti nel 2025.
Cosa succede ora
Le autorità stanno continuando le indagini, ma rimangono molte domande aperte. La Polizia di Stato ha richiesto la collaborazione di esperti in criminologia per analizzare le comunicazioni di Marco e le testimonianze dei suoi contatti. Un incontro pubblico è previsto per il 20 ottobre 2025 per sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere ulteriori informazioni.
