Le donne raccontano cosa non possono fare con il ciclo

Mestruazioni e impurità: ecco tutte le cose che non possono fare le donne nepalesi quando hanno il ciclo.

Quali sono le cose che non puoi fare quando hai il ciclo? Nessuna donna è contenta di essere “in quei giorni”. Devi cambiare l’assorbente, sperando di trovare un bagno dotato di cestino. Fare attenzione a non macchiare vestiti e lenzuola, magari evitando quei jeans bianchi che ti piacciono tanto. Di andare al mare o praticare sport non se ne parla e resistere a quella tavoletta di cioccolato diventa improvvisamente un’impresa.

Eppure, quelle che a te sembrano grandi rinunce a causa delle mestruazioni non sono niente a confronto di quanto devono sopportare le donne in altre parti del mondo. Come in Nepal, dove le donne col ciclo sono considerate impure e sono escluse dalla propria comunità e dalla propria famiglia.

Le donne col ciclo sono impure

Che le donne durante il ciclo mestruale siano impure non è certo un’invenzione moderna. E non è neppure una realtà così lontana da noi come possiamo pensare. Anche nel mondo occidentale, per molto tempo, per qualche giorno al mese le donne erano considerate impure e indegne di partecipare alla vita comune. La stessa Bibbia le descrive come donne “imperfette” e dice esplicitamente che chiunque le toccherà sarà reso impuro. Gli antichi romani ritenevano le donne “in quei giorni” la causa delle carestie nei campi, della morte delle api e persino della rabbia nei cani.

Potresti aver sentito le tue nonne dire cose come: se poti le piante durante il ciclo, tutti i fiori seccheranno. O, ancora, che il pane non lievita o la maionese impazzisce è perché la cuoca aveva le mestruazioni. Il tabù del ciclo mestruale e della sua impurità, insomma, non è così lontano da noi come potresti pensare.

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Avere le mestruazioni in Nepal

Ma c’è sicuramente chi è messo peggio di noi. Le donne che vivono in Nepal, per esempio. In questo Paese (così come in tanti altri nel mondo) le ragazze col ciclo vengono emarginate, escluse dalla comunità a cui appartengono e persino dalla propria famiglia. La loro colpa? Il semplice fatto di essere donne, con tutto ciò che ne consegue.

L’associazione no profit WaterAid ha deciso di andare in Nepal e di chiedere a un gruppo di ragazze che cosa significa, per loro, essere donne e avere il ciclo nella loro realtà. Le risposte sono sconvolgenti.

Come si può non restare a bocca aperta davanti a Manisha? Una ragazza di appena 14 anni che saluta la zia che si incammina per prendere la tanica d’acqua quotidiana. Un’attività che di solito spetta proprio a Manisha, ma oggi no: oggi è impura e per questo non può toccare l’acqua se questa è destinata anche ad altre persone. Se vuole bere e lavarsi, dovrà aspettare che tutta la sua famiglia abbia finito.

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Il ciclo impedisce alle ragazze nepalesi anche di prendersi cura di sé. Nessuna di loro può specchiarsi né pettinarsi i capelli, come spiega la quindicenne Sushma. Guarda con tristezza lo specchio e il pettine, simboli della sua femminilità che in quei giorni dovrà attendere.

Naturalmente, essendo impure, è impensabile che le ragazze col ciclo possano partecipare a dei rituali religiosi. È il caso del Masik, un rito in onore dei morti della famiglia che si ripete una volta al mese. A Manisha non è neppure permesso di aiutare a preparare gli strumenti per la cerimonia o di restare nella stanza.

Anche la scuola è off limits per le ragazze durante il ciclo. La ragione? L’edificio scolastico non ha bagni adatti dove le ragazze possono cambiare l’assorbente e lavarsi. Per questo motivo, sono costrette a perdere diversi giorni di scuola ogni mese. Questo naturalmente le fa sentire ancora più escluse e diverse rispetto ai compagni maschi.

Cacciate di casa

Bandana guarda con invidia la madre e la sorella minore, sedute sul pavimento della loro casa mentre mangiano un piatto di riso. Lei non può unirsi a loro. In Nepal, le ragazze con le mestruazioni non possono mangiare insieme ad altri membri della famiglia. Il divieto impedisce persino di toccare il cibo destinato ad altri e, quindi, di aiutare in cucina.

Bisheshta porta i volontari di WaterAid a una piccola pozza d’acqua e spiega che è lì che si è rifugiata il giorno del suo menarca. Le ragazze col ciclo sono costrette a lavarsi in un luogo lontano, da sole. E non è tutto: non possono trascorrere la notte a casa propria. Devono dormire fuori, magari chiedendo ospitalità a qualche estraneo, con tutti i rischi che questo comporta.

Insomma, ancora oggi le donne di tutto il mondo continuano ad essere emarginate e condannate per il semplice fatto di essere quello che sono: donne.

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